Alla scoperta dei cammei, opere d’arte in miniatura

«Hai il profilo di un cammeo», si dice di fronte a un volto dai lineamenti regolari e delicati. Questo piccolo capolavoro d’arte orafa è, infatti, un simbolo assoluto di purezza. Intagliato in una pietra stratificata o in una conchiglia di cui sfrutta i diversi livelli di colore, il cammeo – o cameo - è in sostanza un bassorilievo in miniatura su uno sfondo a contrasto.

Le sue origini sono antichissime: nei secoli ha rappresentato il regalo preferito di più d’una regina e il vanto degli artigiani italiani. Incastonato nell’oro o nell’argento, arricchito da pietre preziose, trasformato in ciondolo, spilla, orecchino, il cammeo è un gioiello elegante o un raffinato oggetto da collezione.

La storia millenaria – e molto italiana - del cammeo

I primi grandi maestri in questa arte furono i greci. I cammei più antichi sono stati ritrovati in tombe d’età ellenistica, del III-II secolo a.C. Quando la cultura greca in tutte le sue forme venne assorbita da quella romana, il cammeo entrò a pieno titolo nella gioielleria più alla moda, tanto che molti artigiani greci si trasferirono a Roma per cercare di soddisfarne la richiesta.

Cammeo in calcedonio con biga, risalente all'età ellenistica. Via Wikimedia

La riscoperta del Classicismo in epoca Rinascimentale diede un nuovo impulso al cammeo e gli artisti italiani ne diventarono i più raffinati creatori. Nel XVI secolo in Europa, con la diffusione della conchiglia Cypraecassis rufa, particolarmente adatta a venire lavorata, si affermò la produzione dei cammei su questo nuovo materiale e la messa a punto di una particolare tecnica di lavorazione. La loro fama crebbe anche grazie alla regina Elisabetta I, che avrebbe introdotto l'abitudine di regalare un cammeo pendente o a spilla a familiari e ospiti.

Ma il secolo di eccellenza fu sicuramente il Settecento, quando in pieno Neoclassicismo questo gioiello “in stile antica Roma” tornò a spopolare tra le dame e gli artisti si recavano nella Città Eterna e a Firenze per carpire i segreti di una tecnica tornata in voga. Questa moda si consolidò poi in epoca vittoriana, grazie a un’altra potente regina britannica, la regina Vittoria, che amò profondamente questo gioiello.

Fiore all'occhiello dell'artigianato campano

Nel corso dell’Ottocento, a Torre del Greco, in seguito all’arrivo di enormi quantitativi di conchiglie provenienti dall’Africa, l’arte del cammeo conobbe uno straordinario impulso e s’intrecciò con quella del corallo, tanto che nel 1876 si istituì nella cittadina la Scuola d’incisione sul corallo e di disegno artistico industriale con l’intento di formare i giovani alle arti orafe. Da allora Torre del Greco e tutta la Campania mantengono il primato delle più avanzate lavorazioni di questo gioiello, effettuate ancora artigianalmente.

Lavorazione del cammeo su conchiglia

Ma come si lavorano i cammei? Per prima cosa va scelto il materiale più adatto all'incisione. Se si tratta di conchiglia, si procede prima di tutto alla scoppatura ovvero al taglio della sua parte più convessa, la "coppa"; si passa poi alla sagomatura del pezzo tagliato e all’eliminazione delle parti superflue. Con una mola speciale si dà alla conchiglia la forma voluta, in genere ovale o tonda, e la si fissa su un fuso di legno con mastice caldo. Si procede poi all’abrasione, così da lasciare in superficie lo strato chiaro a disposizione dell’incisore. Per la fase d’abbozzo si procede solitamente con un motorino elettrico per poi passare all'utilizzo di bulini a mano via via più sottili, per rifinire, lucidare e sgrassare il pezzo lavorato.

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